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Scritte come coda conclusiva della "Trilogia della riluttanza" che ha imposto Piero Cipriano come psichiatra critico, e anticipatori in parte dei suoi prossimi saggi sulle terapie psichedeliche e sugli stati di coscienza non ordinari, le riflessioni alla base de Il libro bolan?iano dei morti sono state pensate e rielaborate a cavallo dei mesi della pandemia. Rappresentano un importante punto di vista critico sulla società contemporanea, sugli aspetti più delicati del nostro presente incerto e del nostro futuro incombente. Attraverso il raccontro della sua quotidianità, sospesa tra nuove ed esasperate forme di controllo, tra passeggiate in città spettrali, tra il lavoro in un ospedale psichiatrico, Cipriano prova a dare un nuovo corso all'epoca dell'indifferenza stimolando pensiero e riflessione. Il passaggio tematico, dalla liberazione dai manicomi alla liberazione della coscienza dalla gabbia della realtà ordinaria accade, per congiuntura o sincronicità, nell'anno del grande panico. L'anno in cui il mondo scopre di essere in uno stato di Bardo, che rende inevitabile l'esercizio di scon namento dai limiti del proprio io. Un testo che prova a dare risposte scomode, in un'epoca di smarrimento, un ibrido letterario: un po' reportage, un po' saggio psichiatrico e antropologico, un po' memoir e un po' pamphlet, forse tutte queste cose insieme.